Vi fu un tempo in cui vivevamo in una civiltà sacrale in cui il ritmo della vita era scandito dalla campana.
Poca istruzione, abitudine ad obbedire a chi ne sapeva più di te: genitori, autorità, ecclesiastiche e civili, al padrone, ecc.
L’individuo attingeva a queste fonti di saggezza in modo spontaneo, senza remore; assimilava ciò che altri avevano elaborato per lui. Si viveva nella fiducia, certi che quelle fonti non potevano ingannare.
Era stato così fin dai tempi antichi e non c’era motivo di cambiare proprio ora.
D’altra parte faceva anche comodo che ci fosse qualcuno che pensava e decideva per te: tu dovevi solo ascoltare e cercare di mettere in pratica ciò che ti veniva detto.
Poi nella Chiesa ci fu una vera e propria nuova Pentecoste: il Concilio Vaticano II.
Lo Spirito si mise a soffiare come un tempo in Palestina e pretese un cristiano adulto, consapevole del suo sapere e delle sue scelte, partecipe attivo alla costruzione del meraviglioso Corpo Mistico di Cristo: la Chiesa.
Così il cristiano si ritrovò ad essere non più un vaso da riempire, ma un vaso da cui attingere per la crescita di tutto l’universo. Il grande edificio della Chiesa, questa meravigliosa cattedrale dedicata a Dio, richiedeva la sua opera, la sua pietra da incastonare nel tutto, perché tutto fosse più saldo e più bello. Questa meravigliosa cattedrale dedicata a Dio non poteva più fare a meno del suo apporto: senza di esso avrebbe presentato una imperfezione che nessun altro avrebbe potuto sanare.
Dio ha dato a ciascuno di noi un carisma e solo noi possiamo metterlo a disposizione; e la Chiesa ed il mondo hanno bisogno di questo carisma seppur piccola cosa nel tutto.
Ci siamo resi conto che il solo Magistero non voleva dire “Chiesa”; era un aspetto di essa: necessario, ma non era la Chiesa di Cristo.
La Chiesa di Cristo è tutto il popolo di Dio che si stringe in un unicum e porta avanti così il messaggio del Cristo e le aspirazioni di Dio creatore sul mondo.
Non ci sono dignità diverse nella Chiesa. Ci sono dignità distinte, ma l’una non può fare a meno dell’altra e tutte hanno pari dignità. L’una arricchisce l’altra, ottenendo come risultato una Chiesa ed un mondo migliore in ogni sua parte.
Il laico adulto è l’anima della Chiesa: si abbevera ancora alle fonti della salvezza da essa custodite, ma sarà sua cura irrigare i campi del mondo seguendo il mandato del Cristo: “Andate…”
Il mondo è formato di laici ed è proprio del laico interessarsi delle cose temporali. E’ lui che vive nel tempo: nella famiglia, nella politica, nel mondo del lavoro, nel mondo di chi crea bisogni e di chi ha questi bisogni.
Sta a lui creare opportunità rispettose di ogni uomo ed utili a tutti; sta a lui tradurre in cose pratiche il messaggio di Cristo. Sta a lui incanalare le cose temporali verso il fine per cui Dio le ha predisposte.
E’ lui l’artefice della storia e, se ha fatto tesoro del messaggio di Cristo, la storia si avvierà sui binari della pace, dell’onestà, dell’uguaglianza, del rispetto verso tutti.
L’adulto formato nella Chiesa è un operatore attivo nella composizione del mondo; un attore di cui non si deve avere paura, ma al quale si deve dare fiducia, perché attraverso lui Dio opera nel mondo. Il mondo è il suo regno; egli sa arrivare dove altri non possono, ed egli potrà essere il lievito che, dall’interno, farà fermentare la massa. La sua cultura, la sua formazione gli danno ormai la possibilità di discernere il bene dal male e di incanalare le risorse a sua disposizione verso un mondo più giusto e più in pace.
L’adulto nella Chiesa non è una pecorella da tenere al guinzaglio e portarla dove altri vuole. Ma un protagonista a cui rivolgersi per suggerimenti su cose che egli vive ogni giorno e di cui tutta la sua vita è impastata.
Di quanta ricchezza si è privata la Chiesa quando ha ritenuto giusto arroccarsi sulla sua montagna, forte della sua virtù!
Ma il mondo scorreva ai suoi piedi, mosso dai propri valori e privo di tanta virtù.
E non si era accorta che Dio non era sul monte, ma in mezzo al popolo in cammino, lo teneva unito e lo guidava nel suo procedere.
Sì, è una ricchezza il pensiero del cristiano adulto, una ricchezza della quale la Chiesa non può fare a meno se non si vuol impoverire.
Egli vive e lavora per il mondo in cui è immerso ogni giorno e nel quale la Chiesa si deve immergere, anche con il rischio di sporcarsi, perché a questo mondo essa è stata mandata e per esso è stata costituita.
E’ un mondo di uomini, perciò fatto anche di debolezze, di ingiustizie, di peccato. Ma se non ti cali in esso non lo potrai capire.
Santa Chiesa di Dio, ti aiuteranno gli adulti che hai formato a trovare per esso i rimedi necessari per colmare le valli e ripianare i monti, per abbattere le discriminazioni tra gli uomini in quanto tutti figli di Dio e tutti redenti in Cristo.
Affidati con fiducia a chi ama Dio e il mondo come li ami tu. I tuoi adulti non sono dei concorrenti, ma dei collaboratori.
Tu vigila, suggerisci, riprendi, ma approfitta dei carismi che essi ti mettono a disposizione: sono carismi che vengono da Dio e, quindi, un aiuto alle tue necessità.
Ed allora la Chiesa sarà il cammino di un popolo unito, in cui ognuno occupa il suo posto, ma tutti concorrono a farne un’unica realtà.
Relazione presentata al 1° Campo Nazionale sul tema “Adulti nella Chiesa”
Marino da Arezzo