La Preghiera come colloquio con Dio
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. (Gv. 1, 14)
“Non ho posto la mia dimora troppo in alto né troppo in basso perché tu non possa dire che non ci potevi arrivare.”
Il nostro è un Dio presente, è l’inquilino della porta accanto. Passa per la via e ti bussa. Tu sei libero di aprire o di lasciarlo fuori.
Anche tu, uscendo sulla strada, puoi bussare alla sua porta e Lui si sentirà in dovere di aprirti.
Le religioni tendono a porre Dio lontano dagli uomini, perché lo percepiscono troppo potente, troppo perfetto, troppo etereo.
La religione cristiana, attraverso il Cristo, ha annullato tutte le distanze e lo ha chiamato “Padre”.
E’ così che lo dobbiamo percepire: un padre che cammina accanto a te e, quando il cammino si fa faticoso, ti prende sulle sue spalle e continua a fare strada;
un padre che non dice sempre di sì ad ogni tua richiesta, ma che ti vuole bene anche quando non soddisfa i tuoi desideri;
un padre che sa quale sia il bene per i suoi figli e verso quello li conduce fornendo loro la forza necessaria quando la strada si fa impervia.
Il nostro Dio è un Dio che, oltre a figli, ci chiama “amici” e l’amicizia fa crollare ogni barriera.
Con l’amico ci si confida, a lui si dicono le cose più nascoste. A lui ci si affida perché sappiamo che su di lui possiamo contare.
Con lui siamo veramente un cuor solo ed un’anima sola.
Questi sono i sentimente a cui si deve conformare la nostra preghiera.
Marino, comunità di Arezzo